Cgil, Cisl e Uil dell’Ente Regione Piemonte hanno diffuso il seguente comunicato:
Impugnare il tema della riduzione dello smart working e del rientro in ufficio per attaccare idipendenti regionali e i Sindacati che li rappresentano. Questo ha fatto l’assessore della Regione Piemonte, Marco Gabusi, durante l’incontro con i sindacati dello scorso 6 ottobre e in un comunicato stampa diffuso due giorni dopo. Attacca per l’ennesima volta i dipendenti chelavorano e che hanno lavorato, anche in smart working, nel periodo del Covid. L’assessore – durante l’incontro con i Sindacati – ha dichiarato che solo i dipendenti dei settoriSanità e Protezione civile hanno lavorato durante il lock-down, e che bisogna rientrare in ufficioben oltre il 50% delle ore lavorate per tutti, identificando categorie di personale specifiche alle qualiviene imposto il rientro a prescindere dal tipo di attività svolta o da situazioni soggettive di difficoltà, ignorando che il protocollo d’intesa nazionale, allegato alla circolare della ministra Dadone n. 3/2020, prevede sul tema del rientro, a norma di Ccnl, il confronto con le organizzazionisindacali e non la semplice informativa, data peraltro incompleta non citando il rientroobbligato di una parte importante dei dipendenti.Il tutto con la motivazione di fondo di una “nuova normalità” e di una “ricaduta economica” positiva per “bar, ristoranti e negozi” del centro di Torino, lasciando intendere ai giornali eall’opinione pubblica che i lavoratori e le lavoratrici obbligati al lavoro agile in questi mesi nonhanno lavorato e che i sindacati difendono i fannulloni di “brunettiana” memoria. Nessuna motivazione organizzativa, nessuna mappatura delle attività, nessunmiglioramento dei servizi resi ai cittadini, niente di niente. La questione purtroppo è più generale e riguarda le posizioni politiche e ideologichedell’assessore al personale e della Giunta nei confronti di tutti i lavoratori e le lavoratricidipendenti e dei sindacati. Una decisione esclusivamente politica in contrasto con la pandemia in atto e con le sceltedel Governo.Allora, “schiettezza per schiettezza”, l’assessore e la giunta Cirio hanno a cuore la ripresadell’economia, ma non abbiamo mai sentito qualcuno di loro sollevare il problema deicontratti nazionali di lavoro scaduti per oltre 3 milioni di lavoratori pubblici e per 10 milionidi lavoratori privati. Eppure un aumento salariale per i dipendenti del settore pubblico eprivato non aiuterebbe la ripresa dell’economia? E non aiuterebbe la ripresa dei consumi un aumento dell’importo della cassa integrazione,pari a poco più della metà dello stipendio, per i lavoratori e le lavoratrici di tutti i settori,compresi quelli del commercio già notoriamente poco pagati, e del sussidio didisoccupazione per tutti coloro che hanno perso il lavoro a causa della crisi pandemica?
Invece, sempre per incrementare i consumi, la Giunta Cirio ha sospeso l’erogazione dei buonipasto ai dipendenti in smart working emergenziale: si tratta di importi destinati a esercizicommerciali nell’ambito della ristorazione, tolti ai dipendenti e non consumati, né nelcentro di Torino, né altrove. Non solo, alle reiterate richieste sindacali di chiarire che fine fanno questi soldi dei lavoratori, nonché quelli relativi ai risparmi delle sedi chiuse nel lock-down, visto che i lavoratori forzatamenteagili non ricevono alcun rimborso per le spese sostenute, non rispondono. Forse pensano chesia un scandalo, ma non è scandaloso invece spendere 327 milioni di euro per ungrattacielo mai finito?…. O spendere soldi pubblici per assumere il nuovo capo di gabinettodi Cirio (niente di personale, ma si tratta di 135.000 euro di stipendio l’anno)? E pensare che i Sindacati hanno anche proposto di destinare eventualmente una parte diquesti fondi a iniziative di solidarietà verso altri lavoratori o verso le fasce più deboli. Mapersino su questo silenzio assordante e totale! L’Assessore Gabusi ha anche attaccato i Sindacati della Regione Piemonte sostenendo cherappresentano una minoranza dei lavoratori regionali. Vale la pena ricordare, invece, che alle ultime elezioni Rsu (2018) ha partecipato il 77% deidipendenti (2.460 su 3.193 aventi diritto), mentre alle ultime elezioni regionali ha partecipatoil 63,3% degli elettori e il presidente Cirio è stato eletto con il 49.9% dei voti, evidentemente unaminoranza dei cittadini piemontesi.Concordiamo però su un punto con l’assessore: i rapporti interpersonali sono imprescindibilinella nostra società. Da parte nostra sono imprenscindibili anche per mantenere i contatti con ilavoratori e, non a caso, molti Delegati sono già rientrati in sede da tempo. Il furore ideologico per lo smart working non ci appartiene, contrariamente a quello che sivuole far intendere all’opinione pubblica. Siamo pronti a un confronto serio con l’Amministrazione, anche sullo smart working: unconfronto che riguarda anche settore privato e aziende, e che è tuttora in discussione traeconomisti, sociologi, esperti del mercato del lavoro, sia in Italia che all’estero,con una visione che vada oltre la mera “società del consumo”, verso uno sviluppo sostenibile rispettoso dell’ambientecui una innovativa e seria applicazione dello smart working può contribuire. Per noi, il confronto non può prescindere dal rispetto per i lavoratori e le lavoratrici e per le loro rappresentanze, dal mettere al primo posto la salute, non solo dei dipendenti regionali, ma di tutti i cittadini. Forse l’assessore Gabusi, attento alle richieste degli esercenti ma non alle notizie riportate da tutti imedia, non si è accorto che in questi giorni stiamo assistendo, purtroppo, ad una nuova crescitaesponenziale di casi Covid e che la sua presa di posizione è perlomeno intempestiva e aumenta ilrischio di contagio per tutti: altro che “nuova normalità”, “assurdo e irreale”, se nonirresponsabile, è il suo atteggiamento!Invitiamo, quindi, l’Amministrazione a revocare la Delibera approvata, a revocare la circolare attuativa e a discutere seriamente dell’organizzazione del lavoro in Regione e dellavalorizzazione del lavoro, pubblico o privato che sia, riservandoci di indire non lo sciopero delpanino, peraltro da noi mai neppure accennato, ma lo STATO D’AGITAZIONE dei dipendenti regionali.
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