Lavoro agile, la Uil chiede un incontro urgente all’Amministrazione regionale: «I risparmi 2020 servano all’incremento delle risorse 2021»

La Uil Fpl Ente Regione Piemonte ha chiesto un incontro urgente all’Amministrazione regionale sul lavoro agile e chiede che vengano resi noti i dati dei risparmi del 2020 riferiti alle ore di straordinario ed ai buoni pasto.
Il perdurare dello stato di emergenza legato al Covid-19, afferma la Uil; «impone che sia prioritario trattare al più presto la definizione della regolamentazione dell’attività di smart working (lavoro agile) in accordo con quanto prevedono il contratto e la normativa sul tema. A tale proposito, riteniamo necessario che venga applicato quanto previsto dall’art. 1 comma 870 della Legge n. 178 del 30 dicembre 2020 utilizzando i risparmi che si sono avuti nel corso del 2020 per minore ore di straordinario e per i buoni pasto non erogati per incrementare le risorse previste nel 2021 per la produttività, indennità e welfare integrativo».
Questo anche al fine di trovare soluzioni ai disagi che la nota Uil a verbale del contratto decentrato 2020 ha già evidenziato: «In riferimento all’indennità di € 7 giornalieri prevista per i lavoratori che hanno prestato servizio in presenza durante il periodo emergenziale indicato nel Ccdi 2020, la Uil ritiene – al fine di non ingenerare inique disparità tra dipendenti dell’Ente – che analogo trattamento compensativo, nello stesso periodo, debba essere riconosciuto sotto forma di specifico indennizzo giornaliero di pari importo ai lavoratori che hanno dovuto prestare la propria attività in lavoro agile, in considerazione del fatto che a questi ultimi non è stato corrisposto nessun indennizzo delle spese sostenute anche per l’utilizzo di dispositivi tecnologici propri, sopperendo alla carenza di fornitura da parte dell’Amministrazione regionale e non è stato erogato il buono pasto»
Ad avviso della Uil, «la sola indennità prevista per il servizio in presenza senza che analogo indennizzo sia previsto per il lavoro agile rischia di diventare una misura in contrasto con la tutela della salute dei lavoratori, in quanto potrebbe ingenerare un maggiore rischio di diffusione del virus all’interno degli uffici regionali imputabile ad una maggiore presenza proprio nei periodi con la situazione epidemiologica più grave».

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